giovedì 21 settembre 2017

Cina che vai, scrittura che trovi



Il primo passo per scalare la Grande Muraglia della cultura cinese consiste nel fare la giusta scelta tra i caratteri tradizionali e semplificati del sistema di scrittura, per una corretta localizzazione dei propri prodotti.
Il cinese tradizionale è il più antico sistema di scrittura ancora utilizzato, composto da circa 54.000 elementi, anche se “solo” 3500 sono necessari per poter leggere il 99% del materiale scritto. Il sistema tradizionale di scrittura cinese si è mantenuto pressoché stabile per millenni, nonostante la complessità della scrittura dei caratteri. Tuttavia nel 1956 Mao Zedong, allora leader del Partito Comunista Cinese e Presidente della Repubblica, decise di intraprendere una radicale riforma per semplificare e uniformare la lingua della nazione: un sistema di caratteri semplificati sostituì i caratteri tradizionali, divenendo la lingua scritta ufficiale della Repubblica Popolare Cinese.
Un esempio lampante è il carattere utilizzato per la parola cavallo, mǎ, passato dalla sua forma tradizionale 馬 a quella semplificata 马, con un’evidente semplificazione a livello di tratti e tempi di scrittura.
L’antica scrittura tradizionale non è tuttavia scomparsa totalmente dal mondo cinese: i caratteri tradizionali vengono infatti ancora utilizzati a Taiwan, Hong Kong e Macao, in quanto questi territori non facevano parte della Repubblica Popolare Cinese all’epoca della riforma della scrittura.
Quindi, la giusta scelta tra cinese semplificato e cinese tradizionale e una localizzazione mirata dei propri contenuti è di fondamentale importanza per promuovere i propri prodotti con efficacia nel ricco mercato cinese: per la Cina continentale (la Repubblica Popolare Cinese) sarà opportuno utilizzare i caratteri semplificati, mentre per Taiwan, Hong Kong e Macao si dovranno utilizzare ancora i caratteri tradizionali.
Cina che vai, scrittura che trovi. Ma non temere, il nostro team di esperti linguisti è pronto per aiutarti ad avvicinarti al misterioso mondo della Cina e avere successo nel ricco mercato locale.

Just say YES! – 7 modi di dire sì



Yes? Yes, YES! Yes, yes, yes yes yes! Yes, it is; yes, it was; yes, I will.

La fonte di ispirazione del famoso slogan “Yes We Can”, la risposta alle promesse nuziali “Yes, I do!”, quelle tre parole piene di speranza, gioia e aspettative. Yes. L’affermazione per eccellenza.

Il fondatore della logoterapia e dell’analisi esistenziale Viktor E. Frankl ha scritto un libro dal titolo “Nevertheless Say Yes to Life” (Dire sì alla vita nonostante tutto), in cui sprona a trovare un senso in ogni esperienza, bella o brutta che sia, perché c’è sempre una ragione per continuare a vivere. Anche Nietzsche sprona i suoi seguaci a “dire sì alla vita” e Albert Einstein dice che tutto inizia con una semplice parola: “yes”.

Anche se l’etimologia del termine “yes” è ancora incerta persino per i più grandi studiosi, che tirano in ballo lingue germaniche, latino, lingue scandinave, dittonghi, molte y, aye e vocali, -gese (con la g che si pronuncia y) risale all’epoca dell’inglese antico o anglosassone.

Yes è:
- un sostantivo [SS1] per dare risposte affermative: “Do you like coffee?” “Yes.”
- un’interiezione per esprimere gioia: “Yes!”
- un avverbio per esprimere un’affermazione (“Yes, I do,”), per rispondere con una contraddizione, (“You don’t like coffee.” “Oh yes I do”!), per fare una domanda (“Yes, may I help you”?) e per mostrare che stai ascoltando (“Blah, blah, blah.” “Yes, uh huh.”).

Uh huh? Yes, a proposito, vediamo in quali altri modi si può dire “yes”:

Uh huh
Largamente utilizzato e universalmente conosciuto per far capire che si sta ascoltando anche quando non è vero (“Did you do your homework?’ ‘Uh huh) o quando è vero ma si è troppo impegnati per rispondere (“Daaaddddddy, can I have an icecream?’ ‘Uh huh”) o si è già risposto tante altre volte (“Yes, yeah, I agree, uh huh, uh huh.”).

Yeah
La parola “yes” è parte delle nostre vite, così tanto familiare che a volte non ci sforziamo nemmeno di pronunciare la “s” finale e la sostituiamo con un più rapido “ah” – “yeah” va bene quasi in tutti i casi, nei meeting formali per mostrare empatia (“Did you reach targets?” “Yeah,”), per far capire che si sta ascoltando o si è sulla stessa pagina (“Yeah, uh huh, yeah”), fino alle situazioni più informali (“Did you call Bob?” “Yeah.”).

Sure
Altra ottima risposta per far finta di essere attenti anche quando non è vero (“Does my butt look good in these?” “Sure.”). Si può usare in modo sarcastico quando non si è d’accordo ma non si ha voglia di partecipare alla discussione (“He’s super smart.” “Sure.”), oppure quando non si vuole dire né sì né no ma nemmeno un secco no (“Want to meet me for a drink after work?” “Sure.”).

Yes
L’originale, per chiarezza totale, pronunciato tutto fino alla fine - jɛs/, anche un po’ freddo se vogliamo (“Do you agree with me?” “Yes.”).

Yep
Un modo carino e informale di dire “yes”, per stemperare la serietà della parola sostituendo la “s” con una “p”, una lettera che dà un tono più leggero e fa capire che siamo in empatia con la persona con cui stiamo parlando (“Did you finish the book?” “Yep”).

OK
La forma Americana per eccellenza per dire sì e confermare una richiesta (“Can you drop the kids off at school before you go to work?” “OK.).

Of course
Si usa se l’affermazione è praticamente certa e un semplice “yes” sarebbe così ovvio che non sarebbe stato necessario chiedere (“Can I borrow your car?” “Of course!”).

Fo’shizzle
Questo lo usa spesso un mio amico di Chicago. Quando si è sulla stessa lunghezza d’onda con qualcuno, per dire “yes”, ma aggiungendo un po’ di brio (“Did you pick up some wine for tonight?” “Fo’shizzle.”).

Quindi: yes ai matrimoni, yes al vino stasera, yes ai bambini che vogliono il gelato, alle richieste del capo e a chi vuole in prestito la tua macchina, ma in modo più informale con un fo’ sho, true dat, you bet ya, oh yeah, cool, I’d love that, totally, mmm hmmm, oppure con of course, you bet, agreed, no problem o ancora in modo più formale con by all means, definitely, absolutely, certainly, indeed, fino ai più giocosi roger, aye aye, okey dokey, righto, righty-ho.

Ma soprattutto, say yes to life.




 [SS1]Ma non è sempre un avverbio in questo caso?????

7 ways to “just say YES!”





Yes? Yes, YES! Yes, yes, yes yes yes! Yes, it is; yes, it was; yes, I will. The inspiration of the well-known campaign slogan “Yes We Can” and the beginning of wedded bliss, “Yes, I do!” That euphoric three-letter word full of hope, happiness, and expectation. Yes. The affirmation par excellence.
The existentialist and logo therapist Victor Frankl wrote “Say Yes to Life,” a book launching the ideal of finding meaning in all forms of existence, good or bad as there is always a reason to continue living. Nietzsche implores his followers to “say yes to life” and Albert Einstein says everything starts with just one little word “yes.”

Although it’s etymology is questionable even to the best of scholars to whom explanations involve the usual German, Latin, Scandinavian, diphthongs, a lot of y’s aye’s and vowels, -gese (with g pronounced as y) has been around since the days of Old English.  

Yes is a
Noun (and verb) to give an affirmative reply - “Do you like coffee?’ ‘Yes.”
An interjection to express joy- “Yes”!
An adverb – to amplify an affirmation (“Yes, I do,”) a contradiction, (“you don’t like coffee. Oh yes I do”!) A question (“Yes, may I help you”?) and to show you are listening (“blah, blah, blah.’ ‘Yes, uh huh.”)

Uh huh? Yep, that brings us to the different ways to say it

Uh huh
This is great and universal used to acknowledge you are listening even if you aren’t, (“Did you do your homework?’ ‘Uh huh) and listening even when you are but are busy to respond (“daaaddddddy, can I have an icecream?’ ‘Uh huh”) or have already said yeah or yes a lot (“yes, yeah, I agree, uh huh, uh huh.”)

Yeah
Yes is such a part of our life, so familiar, that we don’t bother with pronouncing the “s,” and soften it with an “h” - so this runs good in almost any situation from meetings to show empathy, (“Did you reach targets?’ ‘yea,”) to showing you are listening and on the same page, (“yeah, uh huh, yeah”) to informal situations (“Did you call Bob’? ‘Yeah.”)

Sure
This is another good one for when you’re not paying attention but want to pretend you are (“Does my butt look good in these?’ Sure.”) You can use it sarcastically when you don’t necessarily agree but can’t be bothered to get into a discussion (“He’s super smart.’ Sure.) Or you can use it when you don’t really want to answer yes or no but don’t want to outright say no (want to meet me for a drink after work?’ ‘Sure.”)

Yes
The original, use it for total clarity, pronounced all the way through to the s - jɛs/, a little cold. (“Do you agree with me?’ ‘Yes.”)

Yep
What about this friendly way of saying yes, we take the seriousness and chill off the word by substituting the “s” with a “p,” a letter that makes a nice pop meaning that we are feeling good about the exchange we are in and empathetic with the person. (“Did you finish the book?’ ‘Yep”)

OK
The quintessential American form of yes for complying with a request (“Can you drop the kids off at school before you go to work.’ ‘OK.)

Of course
Use it if the yes is a certainty and the yes would have been an obvious yes in the circumstance so much so that there was hardly any need to ask it. (“Can I borrow your car? ‘Of course!”)

Fo’shizzle
This is one that my friends in Chicago often pull out. If you’re on the same wavelength as someone and you mean yes but want to add a little fizzle and shizzle. (“Did you pick up some wine for tonight?’ ‘Fo’shizzle.”)

So say yes to marriage, picking up the wine, buying kids ice-cream, your boss’ request and lending your car but say it colloquially with a fo’ sho, true dat you bet ya, oh yeah, cool, I’d love that, totally, mm hmm or with an of course, you bet, agreed, no problem, or even formally by all means, definitely, absolutely, certainly, indeed, to the downright goofy roger, aye aye, okey dokey, righto, righty-ho.

And say “yes to life.”



mercoledì 6 settembre 2017


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