Dal maggio scorso gli USA hanno aperto all’esportazione di salumi semistagionati (salame, pancetta e culatello) provenienti da Lombardia, Emilia-Romagna, Veneto, Piemonte e Trentino Alto-Adige, considerate zone immuni dalla Malattia Vescicolare del Suino (MVS). Vanno così ad aggiungersi le regioni per le quali era già stata certificata l'assenza di MVS, ovvero Friuli Venezia Giulia, Liguria, Marche e Valle d'Aosta
Una notizia “epocale” secondo l’Associazione delle industrie italiane della carne e dei salumi (ASSICA), poiché permetterà di far decollare le esportazioni di un intero settore in uno dei mercati più importanti del mondo. Il giro d’affari si stima possa raggiungere i 250 milioni di euro di maggior export.
Ora, molte imprese italiane dovranno attrezzarsi per sbarcare nel mercato statunitense imparando a conoscerne le peculiarità in campo culturale e nel business. E’ vero infatti che negli States il made in Italy è riconosciuto, apprezzato e di gran moda ma attenzione: non sottostimate le barriere culturali e linguistiche presenti in un mercato così grande e complesso.
p.s: salami in inglese è singolare di salame
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