Sapete quali sono i turisti che spendono più soldi per le loro vacanze europee? I cinesi. E sapete chi produce le Volvo, o chi ha in gestione il principale e antichissimo porto ateniese del Pireo, o chi fabbrica ora gli yatch di lusso Ferretti? Sempre loro, i cinesi.
Pechino è sempre più interessata al Vecchio Continente, lo dimostrano la crescita dei turisti (è già la destinazione preferita dai cinesi) e degli investimenti esteri (+23% nel 2012). I Paesi europei, grandi e piccoli, stanno resettando le loro strategie diplomatico-economiche per attrarre sempre più investimenti cinesi da un lato, e garantirsi un ponte per penetrare nel mercato interno, dall’altro. La chiave è conoscere meglio la cultura e la lingua della “civiltà che finge di essere stato-nazione”, per usare la definizione sulla Cina di Henry Kissinger.
La Germania ha puntato sulla cooperazione scientifica (ogni anno oltre 40.000 i giovani cinesi scelgono le università tedesche); la Danimarca ha stretto una partnership strategica relativa allo sviluppo delle energie rinnovabili; il Regno Unito ha aperto alle aziende cinesi lo sviluppo del nucleare di nuova generazione.
Anche per l’Italia si aprono immense opportunità, in entrata e in uscita. Da un lato, l’accoglienza di un numero sempre maggiore di turisti. Dall’altro, il valore del nostro made in Italy in grado di intercettare sia la fascia dei “supericchi” (sono tra 400 e 500 i miliardari in dollari) grazie al settore del lusso, sia i bisogni della classe media (stimata in 120- 180 milioni di persone) alla quale fornire dai sanitari alle bici, dai prodotti alimentari alle medicine.
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