I rapporti tra Italia e Giappone sono secolari. I primi contatti tra Europa e Giappone si hanno proprio grazie al resoconto di un italiano, il grande viaggiatore Marco Polo, che visse e viaggiò in Asia per 17 anni. Fu lui il primo europeo di cui si hanno notizie a descrivere il Cipango, “una isola in levante, ch'è ne l'alto mare 1.500 miglia”.
Nel 1542 attraccò in Giappone la prima nave europea: una corvetta portoghese carica di gesuiti, di cui molti erano italiani. La prima missione diplomatica giapponese in Europa risale invece al 1582. I nobili giapponesi fecero un grand tour dell’Europa, passando come tappa obbligata a Roma e nel 1585 il Papa assegnò alla delegazione giapponese la chiesa di Santa Maria dell’Orto, ancora oggi in uso dalla comunità cattolica giapponese.
La prima nave mercantile italiana giunse a Nagasaki nel 1860 e già 6 anni più tardi venne firmato il primo trattato di amicizia tra i due Paesi: alle navi italiane vennero aperti i porti di Kanagawa, Nagasaki e Hakodate.
L’Italia acquisì un’influenza significativa nell’opinione pubblica dell’elite Meiji, tanto che alcuni italiani ricoprirono cariche importanti nel Governo: Edoardo Chiossone fu il direttore dell'Officina Carte e Valori del Ministero delle Finanze, Alessandro Paternostro fu invece consigliere giuridico per il Ministero della Giustizia.
Anche la sfera artistica e culturale giapponese subì l’influenza italiana. Artisti come il pittore Antonio Fontanesi, lo scultore Vincenzo Ragusa e il movimento futurista contribuirono a plasmare l’arte giapponese moderna. Il successo dell’opera lirica invece portò allo sviluppo di un inedito genere musicale chiamato “opera giapponese” - il quale a sua volta influenzò l’opera italiana (pensiamo solo a “Madama Butterfly” di Puccini, ambientata a Nagasaki).
Oggi, le relazioni sono eccellenti. L’Italia, assieme agli USA, è la destinazione preferita dai turisti giapponesi, il Made in Italy è sempre più apprezzato nel Sol Levante e l’italiano tra le lingue più studiate. Non è una coincidenza se il videogame giapponese di maggior successo di sempre ha un nome italiano (Mario) e lo stesso vale per molte automobili di successo. Gli italiani invece associano il Giappone con il futuro e la tecnologia (Toyota, Panasonic e Sony sono tra i brand più apprezzati) ma anche con la cultura pop, l’eleganza e la tradizione : le mostre di artisti giapponesi vanno sempre sold out.
I margini di crescita sono ancora altissimi, se pensiamo che l’interscambio commerciale bilaterale è di 8 miliardi di euro, inferiore all’interscambio con Romania o Polonia. I limiti rimangono la distanza geografica ma soprattutto le barriere legali, protezionistiche e linguistiche (le cosiddette “barriere non tariffarie”). Approfondire lo studio del giapponese e del mercato interno offre alle imprese italiane opportunità straordinarie.
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