Parag Khanna, uno tra i pensatori ed
esperti di geopolitica più influenti al mondo, in questo intervento tenuto
presso TED ci spiega perché i confini tra
Stati sono in realtà molto diversi da quelli disegnati nella mappa politica.
Se guardiamo la mappa
politica osserviamo 200 Stati, probabilmente il numero più alto degli
ultimi secoli. Eppure, in molti casi i confini tracciati non rispecchiano le
dinamiche geopolitiche, il reale peso degli Stati ed il loro potere sulla scena
globale.
Khanna fornisce tre esempi chiari di
questo:
1.
Il confine russo-cinese
Dalla mappa politica si vede che la
Russia, il paese più grande del mondo, e la Cina, il paese più popoloso,
condividono un lungo tratto di confine. Quel che non si vede nella mappa è che la maggior parte dei 150 milioni di
abitanti della Russia si concentra nelle province occidentali, vicine
all'Europa, mentre l’estremo oriente è abitato da solo 6 milioni di russi.
Dall’altra parte del confine ci sono però 100 milioni di cinesi … “Come in
Mongolia, la Cina non sta conquistando la Russia, la sta solo affittando”,
spiega Khanna.
2. Il
Kurdistan
Nella mappa questo stato non si vede,
perché in effetti non esiste. Il popolo curdo, una minoranza distribuita tra
Turchia, Siria, Irak e Iran, è da oltre 3000 anni che si batte per uno stato
indipendente. Ora, grazie alla minaccia dell’Isis e alla presenza degli
oleodotti sui territori sotto il loro
controllo, sono vicini più che mai a chiedere raggiungere l’autonomia.
3.
Il Nord Africa
“Di solito - spiega Khanna - “ogni anno o
due si apre un nuovo oleodotto sotto il Mediterraneo, che collega il nord
Africa e l'Europa. Non solo questo aiuta l'Europa a diminuire la propria
dipendenza energetica dalla Russia, ma sempre più africani del nord dichiarano
di non sentirsi mediorientali”. I confini della Libia, lo vediamo in questi
giorni, sono una finzione: la fame di energia del Vecchio continente cambia
violentemente gli equilibri geopolitici della regione.
Dice Khanna: “temiamo i cambiamenti della
mappa, le guerre civili, le morti, dover imparare i nomi di nuovi paesi, ma
l’inerzia dei confini esistenti è molto peggiore, e genera molta più violenza”.
Dobbiamo guardare al mondo come ad un prisma multicolore: cercando quelle mappe
e quei collegamenti che davvero contano e spiegano i grandi cambiamenti
geopolitici in atto.
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